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Al tavolo vogliono abrogare il passato

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<Jocker>
view post Posted on 9/12/2011, 11:55




Le strane premesse e l’uscita di Guido Rossi: «Basta con il 2006. Chi dice stupidaggini venga fatto tacere»
E’ dura, davvero dura abrogare per decreto il passato, come vorrebbero le istituzioni sportive e i loro grandi vecchi e assolti, come Carraro. Sì, proprio il presidente Figc della telefonata a Bergamo prima di Inter-Juve del novembre 2004 e quello che non voleva la relazione Palazzi: quel che è prescritto meglio non saperlo. Dura perché dal passato emergono e riemergono - proprio in questi giorni del Tavoliere della Pace - voci che riaprono e salano le ferite, che rimettono sotto la luce dei riflettori ogni contraddizione che rende Calciopoli qualcosa di indigeribile per chi è stato punito, pensando a chi ha ricevuto premi in quel 2006.

NULLA SEPPI - Guido Rossi, per esempio, dovrà ben presto fare pace con la Procura di Napoli e con Auricchio che hanno sostenuto di aver “cassato” le telefonate interiste perché ritenute non rilevanti. Mercoledì era tra i premiati della città di Milano con l’Ambrogino d’oro per quanto fatto per la città ambrosiana, un bravo cronista di TeleReporter coglie al volo l’occasione per parlare con l’uomo che ha messo tutti nell’impasse di oggi con l’assegnazione dello scudetto 2006, quando da commissario prima chiese il parere ai tre saggi, poi vergò il comunicato del 26 luglio ancora oggi materia di richieste di risarcimento da 443 milioni e vero tema - che l’amico (di Rossi) Moratti non vuol aprire - del tavolo di mercoledì prossimo.

«FATELI TACERE» - Eccolo il dialogo tra cronista e un Guido Rossi assai infastidito e nel solco della autoreferenzialità sulla vicenda mostrata sempre dall’ambiente nerazzurro. Lei che cosa ne pensa di questo tavolo della pace? «Ah, no, non ne so niente, non ne so niente». Secondo Lei va riscritto quello che è successo dal 2006 o no? «Quella è storia!» Davvero non c’erano le carte allora? «Non c’era niente, ma dai, tutto è stato messo, tutto, benissimo in chiaro, da tutta la documentazione, quindi...». Non è stato lasciato indietro niente, ad esempio le telefonate che sono emerse in questi mesi sull’Inter? «No, non ne sapevo niente». Ma, secondo Lei, avrebbero cambiato in qualche modo, avrebbero cambiato qualcosa o no? «Ma non lo so, non le conosco. Senta, io sono stufo di questa cosa e quelli che dicono le stronzate vanno fatti tacere». Quindi non sarebbe cambiato nulla? «No, no, assolutamente no, da quello che ne so io».

GIOCO DI SPECCHI - Proprio una lettera di Guido Rossi, inserita nel fascicolo del consiglio federale del 18 luglio ultimo scorso, ha dato il via libera alla dichiarazione di non competenza sullo scudetto: non c’erano atti relativi all’Inter tali da poter evitare l’assegnazione del titolo. Lo ripete come un mantra anche all’Ambrogino, Guido Rossi. Le “stronzate” che scriviamo da mesi (e chi ci dovrebbe far tacere, poi?), però, dimostano il contrario. Il procuratore Lepore si è vantato di una valutazione delle telefonate interiste ritenute in conferenti. Il tutto nonostante il suo ex pm Narducci dichiarasse nel 2009 il suo “piaccia o non piaccia” e l’altro ex pm Beatrice nel 2010 ammettesse di non saperne niente. Un gioco di specchi, l’ennesimo. Perché c’è chi dice che tutto fosse stato messo a disposizione nel 2006. Di certo Borrelli, che ammise la circostanza in Senato nel settembre 2006, poteva leggersi l’informativa in cui gli stessi carabinieri segnalavano le telefonate in cui Bergamo parlava di contatti con l’Inter (Moratti) sulle designazioni, poteva leggere il verbale di Bergamo che ribadiva al suo Ufficio Indagini del rapporto con Facchetti.

CONTRO IL PALAZZI - Poi la considerazione sul fatto che quelle telefonate non avrebbero cambiato niente: peccato che proprio Rossi poggiasse il comunicato di assegnazione dello scudetto sull’assenza di profili anche etici (ma sarebbero stati anche disciplinari, stando a Palazzi) a carico dell’Inter. Il presidente Abete si protegge con la letterina di chi dice queste cose: sarà il caso di ricordarlo al tavolo della pace, dovessero mai permettere ad Agnelli di pronunciare la parola “2006”.

 
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